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phpCon e phpDay: l’Italia non merita conferenze tecniche?

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Avrò scritto e cancellato questo post una ventina di volte, considerandolo troppo provocatorio, più vicino ad un flame che ad uno sfogo. Il fatto è che l’ennesima mail disfattista sul costo del phpDay ha fatto decisamente traboccare il vaso della mia pazienza.

La comunità PHP italiana infatti in questo periodo non ha fatto che darmi delusioni con commenti non proprio illuminati (ed illuminanti) su come vengono percepiti i costi di conferenze tecniche nel nostro territorio, ad esempio definendo i due giorni phpDay come una spesa valevole non più di 20/30 euro… Conferenze che magari all’estero hanno affluenze notevoli con ben altri costi e dove immancabilmente sono uno dei 2-3 italiani presenti.

Poi però le stesse persone si lamentano a gran voce se nessuno organizza vere conferenze tecniche, che non siano delle semplici markette per questo o quell’altro prodotto, ed indicano l’estero come unico possibile luogo dove lavorare bene perchè c’è “serietà“.

Organizzare eventi costa, lo sanno bene i ragazzi di IT-Republik che hanno scommesso quest’anno sull’Italia portando la phpConference, conferenza che in germania ha qualche centinaia di partecipanti e che ha al suo interno interventi e workshop di altissimo livello e che in Italia (a parità di interventi) ha ricevuto una affluenza ben al di sotto delle (mie) peggiori aspettative. Lo sappiamo anche noi del GrUSP, che ogni anno ci sbattiamo (e senza finalità di lucro) per far venire ospiti dall’estero riborsandoli di tutte le spese, per trovare delle location degne di tale nome e per offrire ai partecipanti un servizio ineccepibile e che poi veniamo ringraziati con un laconico non vengo, costa troppo o non vengo perchè non capisco l’inglese.

Dalla mia esperienza personale, vedo intorno a me pochi veri professionisti PHP (e non solo PHP) che conoscono la computer science, i processi di sviluppo e l’ingegneria del software, che si aggiornano continuamente e che hanno voglia di confrontarsi e migliorarsi. Ad esclusione di queste rare perle, la maggior parte degli sviluppatori italiani (e qui generalizzo), sono freelance poco formati e non interessati a migliorare la propria professionalità ma che puntano all’arrivare a fine giornata o dipendenti presso aziende restie a migliorare i propri processi, chiuse nel loro piccolo mondo e più propense ad investire centinaia (o migliaia) di euro in pubblicità (che tanto nessuno vedrà) piuttosto che in un corso di formazione e/o certificazione per i propri dipendenti che gli permetterà di porsi sul mercato con altri strumenti, o almeno di lavorare meglio.

Forse, per quanto riguarda il phpDay, il problema è dovuto al fatto del principale pregio (o difetto?) del PHP, la sua semplicità. Semplicità che porta ad un utilizzo amatoriale del linguaggio che l’ha fatto percepire poco “enterprise” per il management italiano (ma non straniero visto che i maggiori colossi dell’editoria stanno migrando i propri applicativi a tale linguaggio). Ma per il modo di pensare dell’intera comunità non c’è alcuna scusa che regga; con questa poca professionalità, non farà che allontanare le aziende e continuerà a peggiorare quello che alcuni di noi stanno cercando di fare con non pochi sforzi.

Diciamocelo, in Italia non esiste una comunità PHP seria (scegliete voi il senso). Comunità che oltre che ricevere dovrebbe avere la capacità di impegnarsi e credere in quello che fa. Comunità che a partire dal 2010 potrebbe non avere più nessuna conferenza tecnica.

Pessimismo e fastidio.

PS. Questo post è una versione leggermente più edulcorata e costruttiva di quello che avevo scritto nelle sue prime 20 versioni…

ciuaz


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